Tipologia | anello |
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Località di partenza | Giordano |
Comune | Prali |
Dislivello | 1510 m |
Quota massima raggiunta | 3003 m |
Lunghezza | 15 km |
Esposizione | SE |
Difficoltà | OSA (difficile con passaggi alpinistici) |
Difficoltà scala toponeige | 4.1 |
Grado di esposizione | E2 |
Particolarità
Gita molto varia che consente di percorrere il bel vallone della Longia, sospeso e incassato al di sopra della conca di Prali. Per via del pericolo di valanghe incombente su diversi tratti di percorso, lo stesso deve essere affrontato nelle primissime ore del mattino. La prima parte del percorso è solitamente poco sciabile: anche per questo motivo, può essere ancor più interessante percorrere l’anello qui proposto, che consente di esplorare a pieno questo bell’angolo della val Germanasca, aggiungendo così alla varietà dei paesaggi una discesa diretta e sostenuta su assolati pendii (da tenere a mente per la valutazione degli orari). Potrebbero tornare utili i ramponi.
Descrizione
a-b: Salendo per il marcato sentiero che si trova subito dopo il ponte situato sulla strada che collega Giordano alla vicina borgata Pomieri, si raggiunge in breve la mulattiera per il Colle d’Abries. Si procede per questa sino ad avere percorso circa quattrocento metri del tratto pianeggiante che la stessa presenta quando si inoltra nel Vallone di Bout du Col, quindi si va a destra e per la traccia di un impervio sentiero si raggiungono le bergerie delle Sellette, situate a quota 1.798 su di un poggio roccioso dominante la valle (a queste si può pure arrivare con un percorso più diretto e impegnativo salendo sulla destra delle rocce del poggio stesso).
b-c: Dalle bergerie, salendo verso sud est si va ad attraversare, a quota 1.900 circa, il valangoso canalone della Punta Scodella, e quindi, proseguendo per il ripido versante nord, si raggiunge il Colle della Bocchetta situato a 2.217 metri su di uno scosceso costone secondario.
c-d: Si entra allora nel vallone della Longia che, raggiunto nel centro con un lungo ed esposto traverso, si percorre senza alcun problema, costeggiando i pendii orientali della cima Roudel, sino all’omonimo passo a 2.817 metri, posto sullo spartiacque con la Valle Argentera.
d-e: Percorrendo a piedi la cresta sommitale, si procede verso sud est e, senza incontrare ostacoli di rilievo, si giunge in vetta alla Frappier.
Discesa
Benché sia possibile scendere sull’itinerario di salita, è però senz’altro più remunerativa la discesa sull’aspro versante che si affaccia su Bout du Col, di seguito descritta.
e-f: Dalla vetta, è possibile scendere direttamente lungo il ripido versante SE, individuando, nella parte bassa, i passaggi migliori tra le roccette talora affioranti, giungendo così, intorno ai 2.600 m circa, sul fondo dell’aperto vallone compreso tra la punta Rasin, il Gran Queyron e la cima Frappier stessa. Si tratta di una discesa impegnativa su 400 m circa di pendio con pendenze sino a 45°. In alternativa, volendo evitare la ripida discesa diretta dalla cima, è anche possibile scendere lungo la cresta SO, esile all’inizio, tenendosi preferibilmente sul versante valle Argentera, sino nei pressi del passo Frappier, 2.891 m. Da questo o, a piacere, anche prima, si percorrono i pendii del versante SE della montagna, su pendenze qui meno accentuate ma pur sempre meritevoli di attenzione, discendendo poi lungo il vallone sino al punto prima citato a quota 2.600 circa (se si percorre questa variante, la difficoltà può considerarsi BS, 2.3 E1). Si prosegue quindi lungo i pendii che formano il fondo del vallone i quali, più in basso, si restringono a formare un ampio canale che, all’incirca tra quota 2.350 e quota 2.300, piega a destra.
f-g: Si continua la discesa – divertenti tratti con contropendenze – seguendo l’andamento del canale, che poco sotto può presentare un tratto un po’ problematico per via del passaggio di un gradino roccioso profondamente solcato dal corso d’acqua (il superamento di questo breve tratto di una cinquantina di metri non pone comunque particolari difficoltà se, come spesso accade, vi è un accumulo da valanga). Più a valle, sempre mantenendo quale direttrice il naturale corso del canale, conviene lasciare l’infossamento del canale e sfruttare i pendii che si trovano sulla sua destra, sino a giungere in una conca, posta poco sotto quota 2.150 m. Da qui, piegando a sinistra per assecondare l’andamento della comba ove scorre il rio, che si serra a gola e prosegue dapprima quasi pianeggiante e poi alquanto ripida (tratto a 40°), si continua a scendere lungo il canale medesimo, sul quale si innesta a quota 1.990 l’altro canale che forma il ramo destro orografico della Y che, biforcandosi, il canale principale che ora si percorre va a formare. Si giunge così all’ampia conca posta a quota 1.800 e, portandosi sul lato destro della stessa, si attraversa il torrente per intercettare il tracciato di una stradina.
g-h: Si segue ora fedelmente il tracciato della strada che, dopo una iniziale e breve risalita e qualche tratto a spinta, conduce all’alpeggio di Bout du Col, da cui, o seguendo interamente la strada, o tagliandone il primo tratto infilandosi nel ripido e fitto bosco, dopo essere transitati per Ribba si rientra a Giordano, chiudendo l’anello.
Attenzione: la discesa lungo il canale a Y può essere percorsa solo in caso di innevamento sufficiente e solido, tale da riempire la gorgia in cui scorre il rio. In caso contrario, è anche possibile evitare la parte bassa della discesa sopra descritta intercettando a quota 2.300 circa il tracciato di un sentiero che va seguito in direzione NE e che, attraversando alla base delle pendici orientali della cima Frappier, conduce a Bout du Col.
[Andrea Moretti]