Tipologia | |
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Località di partenza | Pra del Torno |
Comune | Angrogna |
Dislivello | 1550 m |
Quota massima raggiunta | 2573 m |
Lunghezza | 13 km |
Esposizione | SE |
Difficoltà | OSA (difficile con passaggi alpinistici) |
Difficoltà scala toponeige | 3.1 |
Grado di esposizione | E1 |
Particolarità
Itinerario selvaggio, solare e di grande interesse sciistico, posto di fronte ai più frequentati (e certamente più agevoli) itinerari del Vantacul e della Vergia. L’esposizione a sud-est, la morfologia del versante, soggetto a grosse valanghe, e la quota relativamente modesta esigono una accurata scelta del momento migliore per sciare questi splendidi pendii, che promettono grandi curve su firn. Si tenga presente che specialmente la parte bassa dell’itinerario è interessata da grandi valanghe che spazzano il fondo del vallone, senza tuttavia pregiudicarne la percorribilità (beninteso, una volta che i pendii abbiano già scaricato e in condizioni di sicurezza). L’ingresso del vallone, difeso da una breve cascata, potrebbe risultare delicato a seconda delle condizioni (utili i ramponi).
Descrizione
a-b: Dal parcheggio, attraversato il ponte di Barmafreida, si prende a salire seguendo la strada consortile che diramandosi per Chiot a quota 1.200 e per Sap a quota 1.370 conduce all’Alpe della SeIla. Si segue costantemente il tracciato della strada (ignorando la prima delle citate diramazioni), sino a giungere al tornante presso la borgata Ceresarea a quota 1.318 m, poco prima del bivio per i Sap.
b-c: Dal tornante, senza attraversare le baite di Ceresarea, si intercetta subito la traccia di un sentiero (bolli di vernice rossi su alberi), che si segue fedelmente e che, con andamento a mezzacosta poco sopra il corso del torrente Angrogna in riva destra orografica, consente di giungere nei pressi dell’alpeggio Giasset (1.469 m), situato invece sulla sponda sinistra orografica. Se questo tratto non fosse sufficientemente innevato, si tenga presente che proseguendo sulla strada in direzione Alpe della Sella è comunque possibile giungere, con percorso un po’ più lungo, nei pressi dell’alpeggio Giasset, che si raggiunge da ultimo con una breve perdita di quota.
c-d: Appena oltre l’alpeggio Giasset ha origine il bel vallone che scende dalla punta Freidour. Si attraversa allora il torrente per portarsi sulla sponda sinistra idrografica (normalmente questo tratto è intasato da residui di valanghe che agevolano l’attraversamento del torrente) e si imbocca il vallone che dopo un primo tratto di largo conoide subito si restringe e presenta uno scalino solcato da una breve cascata (tratto delicato). Con buone condizioni di innevamento è possibile aggirare la cascata sulla sinistra per pendii ripidi ma senza troppe difficoltà, sci ai piedi, per rientrare poi con un breve traverso nel valloncello appena a monte della cascata. Se le condizioni non fossero ottimali, potrebbe rivelarsi necessario l’utilizzo dei ramponi per il superamento di questo salto, sempre aggirandolo sulla sinistra. Si prosegue quindi seguendo l’andamento del valloncello, sovente ingombro di valanghe. A quota 1.950 m circa, in prossimità di un tratto con acqua che scorre e spesso povero di neve che richiede qualche attenzione, si traversa leggermente verso destra (direzione nord), e si giunge così nei pressi delle dirute baite Sparvira, a quota 2.050 m, alla base dei pendii che scendono dalla punta Freidour.
d-e: Senza percorso obbligato si prosegue con direzione nord-ovest per pendi che in breve si fanno più ripidi e continui. Una prima barra rocciosa sulla sinistra del versante può essere superata sulla destra per poi rientrare sulla sinistra, raccordandosi così ai pendii che, sempre su pendenza sostenuta, consentono di giungere sulla cresta che fa da spartiacque con il versante di conca Cialancia, nei pressi della punta Freidour, che da ultimo si raggiunge piegando a destra. L’ultimo tratto, esposto, in condizioni di buon innevamento può comunque essere percorso sci ai piedi.
Discesa
Lungo l’itinerario di salita.
[Andra Moretti]